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martedì 29 ottobre 2013

Animali strani

Siamo tutti immersi in un brodo che condensa nutre e offre a tutti le stesse possibilità.
Acuire l'impegno per vederci meglio sembrerebbe alla portata di tutti. A maggior ragione se pensiamo al Voyager 1 che, superati i limiti del sistema solare, da lontano ci guarda e vede un puntino minuscolo. Vede tutti noi e tutto ciò che noi vediamo piccolo o lontano che sia sul nostro mondo: il tutto concentrato in uno spazio così piccolo. Ma io che passeggio fra i boschi del colle vicino la mia città un giorno mi sono imbattuto in un vermetto che non so perché aveva catturato la mia attenzione. Forse non era il vermetto ad avermi stupito ma il filo di ragnatela, legata ad un ramo vicino, intessuta non so per quale motivo (quanto vorrei sapere il perché) su cui ondeggiava, di fronte me, in mezzo al sentiero. Non lo so. Poi dopo mesi mi capita di pensarci ma non a caso: come se uno strano corso degli eventi mi avesse riportato col pensiero in quel bosco; come un rapporto di relazione spazio temporale intimamente coeso fra me e l'immagine. Il tutto quaggiù; nello stesso puntino di prima. Ora io non voglio avvallare nessuna teoria né pagana né panteistica. Solamente sorrido. Non ne posso fare a meno. E credo non sia poco.
fac-simile di quello visto in origine, cui ho donato in gratitudine il mio sorriso.
(come si nota questo è un bruco e non c'è la ragnatela).
presso Monte Guglielmo, Brescia

domenica 27 ottobre 2013

"The functional purpose of aesthetic subjectivity is to heighten the effect by increasing the clarity and vividness of the conceptions that we seek to transmit to reader or hearer. It enables us to share with him the impressions that place or circumstance have made upon us--to bring him down to earth from the lofty observation point of the objective and make him see and feel through our eyes and feelings."
                             
Wright, John K. 1947.  Terrae Incognitae: The Place of Imagination in Geography

martedì 1 ottobre 2013

Let's do it

Per tutti lavorare significa occupare la giornata: serve per guadagnarsi da vivere, a camparci. Ci sono a questo punto diversi modi di vivere perché tanti sono i modi di approcciarsi al lavoro.
C'è chi lo vede come un cavallo da domare, chi invece crede sia un asino che lo debba portare in groppa.
C'è quello che cerca di dissuadervi sempre ripetendo al domani attraverso la giostra del rimando, c'è chi lo fa perché glielo ha detto il suo capo. C'è chi fa presenza ma lo fa svolgere agli altri, c'è chi cerca di coinvolgere gli altri nel formare un team competente, c'è chi lo prende alla leggera, chi invece come un rigoroso dovere quotidiano o chi lo fa per perdere tempo che altrimenti non saprebbe come occupare. C'è l'esteta realizzato che si vede perfetto e oliato grosso ingranaggio che crede che le cose di lavoro stanno andando nel verso giusto perché ora dovrà pur essere giunto il suo momento. Ce n'è per tutti i gusti; non ultimo, se non altro per una congenita simpatia, c'é anche lo scaramantico che, vivendo in un contesto fortemente dualistico, pensa che se non si occupa troppo di lavoro allora, forse allora, succederà lo sperato opposto cioè che le tanto sospirate cose che desidera, qualunque esse siano purché fuori dal contesto lavorativo, per magia giungano a lui senza che sia lui a chinarsi a raccoglierle, così come deve o meglio dovrebbe fare di corvée.